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Le lesioni inferte alla vittima e l’assenza di pentimento giustificano la condanna a venti anni di reclusione

Configura il delitto di atti persecutori, la condotta reiterata, minacciosa o molesta, tale da ingenerare nella vittima un perdurante e grave stato di ansia o di paura o un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona a essa affettivamente legata, o indurla a mutare abitudini di vita. L’altro principio espresso dalla Cassazione sul caso Annibali.

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