IL TEMA DELLA SETTIMANA Otto punti programmatici per uscire dalla crisi della giustizia e della professione forense: è questa la sfida lanciata dai vertici dell’Organismo unitario dopo la IX Conferenza dell’Avvocatura di Torino. Il processo di elaborazione delle proposte trova ora con il lavoro fatto dagli otto tavoli di coordinamento dell’Associazione un volto definitivo, che proponiamo alla riflessione dei lettori.

All’interno del Ddl sulle unioni civili, la norma relativa alla stepchild adoption si posiziona al centro del vivace dibattito tra tutela dei diritti fondamentali, manifesti cattolici a baluardo della famiglia tradizionale e reiterati moniti della Corte costituzionale.

Il Ddl di iniziativa dei senatori Cirinnà e altri, riproduce in larga parte il contenuto del testo unificato, predisposto dalla relatrice Cirinnà e adottato dalla Commissione giustizia

La nuova stepchild adoption, così come formulata nella proposta di legge per le sole unioni civili tra persone dello stesso sesso, sembra, invero, aver abbandonato per strada la sorte delle coppie di fatto more uxorio; per queste, difatti, pur collocabili nella categoria delle «convivenze», tale forma di adozione ne sarebbe, almeno de iure condendo, ancora esclusa.

Poiché si tratta di “mantenimento” e non di alimenti, per tradizione si farà riferimento al tenore di vita goduto in costanza di convivenza, tuttavia trascurando tutti quegli altri parametri che nella legge sul divorzio pilotano verso criteri di equità la decisione del giudice. Insomma, un insieme di regole che si tradurrà in aumento del contenzioso.

Dal ricorso contro l’ordinanza filtro, passando all’accordo successivo al giudizio non è patto di quota di lite, fino alla questione del sequestro preventivo che non può eccedere il profitto: sono queste le questioni oggetto di attenzione nelle corti della Penisola.

In questo primo appuntamento, viene esaminato un contrasto di giurisprudenza particolarmente importante, relativo alla vigente disciplina dell’arbitrato rituale, in punto di impugnazione del lodo: si mette in evidenza il nodo ermeneutico che riguarda l’efficacia delle modifiche apportate dal Dlgs n. 40 del 2006 alla disciplina dell’arbitrato, oggetto di polifonia interpretativa con ricadute significative sul contenzioso.

Il piano di sovraindebitamento è esperibile a norma dell’articolo 12- bis della legge 3/2012 pure da imprenditori e professionisti ove abbiano contratto obbligazioni per far fronte a esigenze personali o familiari o della più ampia sfera attinente agli impegni derivanti dall’estrinsecazione della propria personalità sociale, ed anche a favore di terzi, ma senza riflessi in un’attività d’impresa o professionale propria.

Presupposto per intraprendere la procedura è il sovraindebitamento, ossia la situazione di perdurante squilibrio tra le obbligazioni assunte dal privato e il suo patrimonio prontamente liquidabile per farvi fronte, squilibrio che determina la rilevante difficoltà, ovvero la definitiva incapacità, di adempiere le obbligazioni.

La condotta di colui che rifiuta di sottoporsi ad accertamenti etilometrici non è classificabile o comunque graduabile come «particolarmente tenue» in punto di offensività, essendo il rifiuto null'altro che una manifestazione di volontà negativa, il cui disvalore si risolve per l'appunto nel sottrarsi alla richiesta di sottoporsi ad accertamenti da parte della polizia giudiziaria.

In caso di guida senza patente, non è censurabile la sentenza che abbia affermato la non abitualità del comportamento facendo riferimento all'incensuratezza dell'imputato e all'occasionalità della violazione. Quanto alla «particolare tenuità» è sufficiente la motivazione che valorizzi la circostanza che l'imputato era alla guida in prossimità della propria abitazione, e dunque per effettuare un percorso che si presume breve

L’annullamento con rinvio della sentenza impugnata ogniqualvolta si faccia questione in Cassazione dell’applicazione dell’articolo 131- bis del Cp può aggravare il carico di lavoro della macchina giudiziaria, ma è anche vero che un sindacato di merito da parte della Corte contamina la funzione nomofilattica, piegandola a irrilevanti problematiche organizzative.

È stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. 23 dello scorso 29 gennaio la cosiddetta delega appalti, legge 28 gennaio 2016 n. 11. Un'altra tappa, rilevante anche se verosimilmente non quella finale, di un lungo percorso che, a partire dagli anni 70, vede la disciplina dei contratti pubblici oggetto di un processo di integrazione europea, il cui ultimo snodo è appunto rappresentato dalle citate direttive del 2014.

Divieto di introduzione o mantenimento di livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle direttive: è il cosiddetto divieto di “gold plating” secondo cui è necessario procedere a una revisione della disciplina nazionale anche al fine di eliminare le regole più restrittive rispetto a quelle europee, non giustificate dalla tutela di interessi pubblici.

Vi è una vasta area di criteri diretti a disegnare il campo di operatività del nuovo codice nonché le diverse tipologie di contratti e le connesse regole di disciplina generale. In secondo luogo, si pongono i criteri tesi a regolare la procedura di gara vera e propria e la conseguente fase esecutiva. Infine, si colloca una serie di criteri aventi finalità di tutela.

Per ciò che concerne le regole delle procedure di aggiudicazione, la legge delega appare piuttosto puntuale, in quanto risulta prendere a oggetto tutte le relative fasi, seppur in diversi criteri si riaffacci il problema delle genericità dei criteri direttivi ovvero la mera individuazione dell’oggetto da regolare.

La Corte di giustizia conferma il via libera all'affidamento diretto dei servizi di trasporto sanitario di urgenza alle associazioni di volontariato nel segno della solidarietà, dell'universalità del servizio e dell'efficienza del bilancio e a condizione che non sia presente una finalità lucrativa.