IL TEMA DELLA SETTIMANA È utile lo strumento del decreto legge per governare, con la misura della “chiusura dei porti”, le questioni collegate al diritto di asilo? Rispondere a questa domanda - per il professore Ennio Codini, che apre il servizio sul Dl sicurezza bis, da poco approdato in Parlamento - è abbastanza semplice. Secondo Codini, infatti, non c'è una emergenza sbarchi e non ci sono richieste oltre i limiti nei flussi dei richiedenti asili nel 2017 -2019. Tutto, dunque, si gioca in una dinamica normale.

Dalla competenza della Dda in materia di immigrazione, passando per per le modifiche al codice penale, fino ad arrivare alla violenza negli stadi: l'Esecutivo, con un nuovo provvedimento di urgenza, completa il quadro delle politiche della sicurezza

Dal confronto delle norme sostanziali una indicazioni sulla interpretazione del nuovo impianto normativo

Sulla base delle indicazioni della relazione governativa ricostruiti i "passaggi" imposti dalla novella

Il decreto legge 53/2019 (cosiddetto "Sicurezza bis") si incanala in modo deciso su l crinale del diritto penale "nemico", assegnando ad agenti sotto copertura, trojan, competenze delle procure distrettuali, poteri di fermo di polizia le stimmate di privilegiati strumenti di repressione e controllo giurisdizionale della nuova pericolosità.

Viene demandata al ministro dell’Interno, di concerto con quello della Difesa e quello delle Infrastrutture e trasporti e previa informazione al Presidente del Consiglio, la valutazione delle due condizioni contemplate in via disgiuntiva, ovvero alternativa, dalla normativa: cioè le questioni relative alla sicurezza e quelle previste dalla Convenzione di Montego Bay.

La “modifica”, peraltro, e saggiamente - onde evitare improvvidi trasferimenti di “competenza” a indagini già avviate - si applica solo ai procedimenti iniziati successivamente alla data di entrata in vigore del decreto legge in questione ( ergo , dopo il 15 giugno 2019). Si interviene anche sulle norme dirette all’identificazione di chi alloggia in albergo.

Forti sanzioni per chi nel corso di manifestazioni lanci o utilizzi illegittimamente, in modo da creare un concreto pericolo per l’incolumità delle persone o l’integrità delle cose, razzi, bengala, fuochi artificiali, petardi, strumenti per l’emissione di fumo o di gas visibile oppure bastoni, mazze, oggetti contundenti o, comunque, atti a offendere.

La riforma delle intercettazioni contenuta nel decreto legislativo 29 dicembre 2017 n. 216 (cosiddetta “riforma Orlando”), già ab origine era costruita con un’operatività scaglionata nel tempo e già è stata oggetto di una prima proroga di sospensione dell’efficacia, ora, con il decreto legge, è stata ulteriormente prorogata «al 31 dicembre 2019».

Il divieto è disposto dal questore della provincia del luogo di residenza ovvero del luogo di dimora abituale del destinatario della misura. Ipotesi, questa, invero, che lascia intendere una inevitabile riserva di potestà in favore del questore in Italia per i casi di comportamenti violenti posti in essere all’estero da cittadini italiani o, comunque, da residenti in Italia.

Appaiono incisive le disposizioni che ampliano i poteri (pre)cautelari del fermo e dell’arresto della polizia. Utile anche l’altra norma sull’arresto ritardato, anche se la limitazione ai casi di arresto obbligatorio ne riduce l’applicazione, rendendola inutilizzabile, ad esempio, nelle fattispecie di violenza o resistenza a pubblico ufficiale e di danneggiamento aggravato.

Per la sussistenza dell’aggravante occorre una connessione tra la condotta incriminata e la manifestazione, specie quando la condotta è commessa durante i trasferimenti. Tra l’altro, la genericità dell’espressione letterale potrebbe indurre irragionevolmente ad aggravare qualsiasi reato commesso dall’autore, anche in occasione di un trasferimento individuale.

In ambito civile, la decisione con cui è stato ammesso l'esercizio dell'azione surrogatoria nella proposizione della domanda di riduzione delle disposizioni testamentarie lesive della quota di legittima, da parte dei creditori dei legittimari totalmente pretermessi. Poi la sentenza, secondo cui la lavoratrice madre ha diritto all'indennità per dimissioni entro il primo anno di vita del figlio. Sinistri stradali e terzo trasportato al centro invece dell'attenzione in ambito penale.

La Suprema corte nella sentenza n. 9990/2019 ha effettuato un'ampia disamina sulla questione dell'opponibilità da parte del coniuge assegnatario dell'immobile, adibito a casa familiare, al terzo acquirente o avente causa dall'altro coniuge.

Il bilanciamento degli interessi contrapposti va attuato alla stregua del dovere di solidarietà, sancito costituzionalmente, per cui la compressione temporanea della facoltà di godimento dell’immobile destinato a casa familiare, nei confronti del coniuge proprietario escluso, trova adeguata giustificazione proprio per effetto del dovere di solidarietà familiare.

Fatture soggettivamente inesistenti: ai fini delle imposte dirette il loro utilizzo in dichiarazione non integra il reato tributario di cui all'articolo 2 del decreto legislativo n. 74 del 2000, configurabile solo ai fini dell'evasione dell'Iva. Così la sentenza della Cassazione n. 16768 del 2019, depositata lo scorso 17 aprile.

La decisione è di particolare interesse perché, nella prassi operativa, sovente la Guardia di Finanza deferisce alle Procure utilizzatori di fatture soggettivamente inesistenti per violazione dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 74 del 2000 anche ai soli fini delle imposte dirette, mentre la rilevanza penale a questo titolo di reato va circoscritta ai soli fini Iva.

Il Consiglio di Stato nella controversia decisa con la sentenza n. 3780/2019 ha posto la sua attenzione sui limiti a conoscere, attraverso l'istituto dell'accesso generalizzato, dati e documenti riguardanti le procedure di gara. In particolare, ha interpretato le norme che vengono in rilievo, l'articolo 53 del Codice appalti e l'articolo 5-bis del decreto trasparenza, al fine di verificare se in tema di appalti pubblici il rispetto "di condizioni, modalità o limiti" riguarda tutte le procedure e ogni fase delle stesse oppure no.

La questione al centro della decisione, sia di primo grado che del giudice di appello, ha riguardato la individuazione dei limiti “operativi” introdotti dal comma 3 dell’articolo 5- bis , individuati come assoluti, e cioè quali limiti al ricorrere dei quali alcuna ostensione è dovuta e alcun bilanciamento va fatto dalle amministrazioni per consentire l’accesso.