Per Alberto Cisterna se fosse solo una questione di tutele il Ddl Zan avrebbe visto la luce da molto tempo. Ma iI tema non è se una norma sia indispensabile e giusta (come è ovvio) per prevenire e contrastare comportamenti discriminatori e violenti a matrice sessuale, ma quale legge si debba approvare senza che, per tutelare anche la più minuta diversità sessuale e identitaria, sia messa in pericolo la libertà di manifestazione del pensiero, la libertà religiosa, la libertà di insegnamento di tanti altri.

È in vigore dal 29 aprile scorso la legge n. 49 del 2021 di ratifica ed esecuzione dei Protocolli Addizionali alla Convenzione del Consiglio d’Europa sul trasferimento delle persone condannate del 1983 , fatti a Strasburgo il 18 dicembre 1997 e, rispettivamente, il 22 novembre 2017.

Con le modifiche protocollari oggi rese esecutorie con la legge n. 49/2021 cambiano le regole convenzionali e non quelle unionali

Diffamazione sotto la lente di Consulta e Cassazione. Le norme che obbligano il giudice a punire con il carcere il reato di diffamazione a mezzo stampa sono incostituzionali perché contrastano con la libertà di manifestazione del pensiero. Confermata la condanna per un avvocato che nel testo della memoria conclusionale aveva offeso la reputazione del collega controparte in una causa civile.

La Corte di cassazione con l’ordinanza n. 19518 dello scorso 8 luglio 2021, ha pronunciato, nell’interesse della legge, il seguente principio di diritto: «In tema di protezione internazionale, il ricorso effettivo previsto dall’art. 27, paragrafo 1, del Regolamento n. 604/2013, avverso una decisione di trasferimento adottata nei confronti del richiedente asilo all’esito di una richiesta di “ripresa in carico”, può investire anche il rispetto dei termini indicati all’articolo 23, paragrafo 2, del medesimo Regolamento, concernendo un siffatto accertamento la verifica della sua corretta applicazione.

Spetta al tribunale adito ex art. 3, comma 3- bis , del d.lgs. n. 25 del 2008 , verificare se, per come concretamente motivato, il provvedimento impugnato rechi, o non, gli elementi e/o i riferimenti essenziali al fine di riscontrare la tempestività della menzionata richiesta in rapporto ai termini predetti».

In tema di condominio negli edifici, dei danni da infiltrazioni cagionati dal lastrico solare o dalla terrazza a livello di uso esclusivo, imputabili non alla omissione di riparazioni del bene, quanto a difetti di progettazione o di esecuzione dell’opera, indebitamente tollerati dal singolo proprietario, risponde soltanto quest’ultimo. Lo ha stabilito la Cassazione con la sentenza 19556/2021.

Con ordinanza dell’8 luglio 2021 n. 19556 la sesta sezione civile della Corte di cassazione ritorna sulla tematica dei danni da cosiddetto “bagnamento” conseguenti a infiltrazioni provenienti da lastrico solare (ovvero terrazza a livello) di proprietà esclusiva.

Illogico, se non contrario al principio di parità di trattamento di situazioni uguali di matrice costituzionale (articolo 3 della Costituzione), limitare l’obbligo residuale dell’incapace, di natura solidaristica, al caso in cui il sorvegliante abbia previamente dimostrato l’assenza di una propria responsabilità. Lo ha detto la Cassazione con la sentenza 11718/2021.

Nella specie la ricorrente, dipendente del ministeriale, in preda a una crisi di schizofrenia da cui era affetta e per la quale aveva temporaneamente sospeso le cure, aveva violentemente colpito sul luogo di lavoro controparte, anche essa dipendente dello stesso ministero, procurandole un danno biologico.

Contrasta con il principio di legalità la sospensione della prescrizione prevista qualora il capo dell'ufficio giudiziario adotti un provvedimento di rinvio dell'udienza penale, nell'ambito di misure organizzative volte a contrastare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e a contenerne gli effetti negativi sullo svolgimento dell'attività giudiziaria. È quanto ha affermato la Corte costituzionale con la sentenza n. 140.

La Cassazione aveva ritenuto non fondata la quaestio di legittimità costituzionale del comma 9 , adesso, invece, accolta dalla Corte costituzionale.

La Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 44, co. 4, dell'All. 1 al Dlgs 104/2010, limitatamente alle parole «, se ritiene che l'esito negativo della notificazione dipenda da causa non imputabile al notificante,».

La Consulta torna ad incidere sulla formulazione dell'art. 44 d.lgs. n. 104 del 2010 (il c.d. codice del processo amministrativo), norma fondamentale, intestata alla disciplina dei vizi del ricorso e della notificazione

La Corte di giustizia dell'Unione europea con la sentenza depositata il 15 luglio nelle cause riunite C-804/18 e C-341/19 ha confermato il proprio orientamento sul valore del principio di neutralità nel contesto della libertà di impresa, ammettendo taluni limiti alla manifestazione del credo religioso ( per il testo della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea: ntplusdiritto.ilsole24ore.com).