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EDITORIALE

Quella svolta epocale nel reprimere i reati contro l’ambiente

IL TEMA DELLA SETTIMANA Si deve ritenere una svolta epocale quella che mette a disposizione degli organi dell’apparato repressivo dello Stato ben sei nuove figure di delitti contro l’ambiente. A sostenerlo è il sostituto procuratore antimafia e antiterrorismo, Roberto Pennisi, per il quale l’«aggravante ambientale» inserita nella nuova normativa, costituisce una novità rivoluzionaria - la cui portata potrà misurarsi solo attraverso l’applicazione giurisprudenziale - che adegua finalmente la nostra legislazione ordinaria ai precetti costituzionali e agli insegnamenti della Consulta in tema di ambiente, e proietta la legislazione italiana ai vertici tra quelle dei Paesi dell’Unione europea.

LEGISLAZIONE

Una rivoluzione destinata a incidere nel contrasto

A una prima lettura è possibile evidenziare che molte delle problematiche che si sono presentate nel corso degli anni possono essere superate. L’auspicio è che questa normativa sia il segno di una inversione di rotta cui seguirà una rivisitazione dell’intero assetto normativo in tempi che si auspica siano più rapidi di quanto fin ora accaduto.

Per tutte le ipotesi scatta il raddoppio della prescrizione

Siamo davanti a un cambio di passo, pur nella consapevolezza che le nuove fattispecie di reato andavano maggiormente raffinate e coordinate con il sistema previgente e con il testo unico dell’ambiente, che purtroppo rimane ancora presidiato da reati contravvenzionali, soggetti al relativo breve termine di prescrizione.

Confisca allargata per aggredire i patrimoni illeciti

L’estensione dell’ambito applicativo di tale istituto è da accogliere con favore, poiché la confisca ha come presupposti la condanna, la sproporzione tra le ricchezze possedute e il reddito dichiarato dal condannato, e l’assenza di giustificazioni sulla provenienza del denaro, senza che siano necessari ulteriori accertamenti sull’attitudine criminale.

Così l’introduzione del nuovo delitto colma un vuoto

La disposizione riempie una carenza legislativa di rilevante gravità e fornisce, finalmente, uno strumento utile a far fonte ai fenomeni più rilevanti di compromissione dell’ambiente. È stata, infatti, elaborata in maniera compiuta una fattispecie idonea a poter sanzionare anche condotte i cui effetti si fossero verificati dopo un lungo periodo temporale.

Da 5 a 15 anni di pena per la fattispecie di «disastro»

Nel caso in cui il disastro avvenga in un’area naturale protetta o sottoposta a vincolo paesaggistico, ambientale..., ovvero in danno di specie animali o vegetali protette, è fissato un aumento di pena. A differenza dell’inquinamento, il legislatore non ha previsto il reato di morte o lesioni quale conseguenza non voluta del delitto di disastro.

Ravvedimento operoso: se si riduce l’impatto arriva lo «sconto»

Per beneficiare della riduzione di pena il soggetto è tenuto ad adoperarsi al fine di elidere le conseguenze dannose o pericolose derivanti dal delitto. Si tratta di una circostanza di natura estrinseca poiché relativa a fatti successivi all’esecuzione o alla consumazione, nonché di circostanza a effetto speciale che determina una riduzione di pena superiore a un terzo.

Confisca obbligatoria dopo la sentenza di condanna

L’ambito di applicazione della nuova norma è circoscritto ai delitti di inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale di alta radioattività, impedimento del controllo e al reato associativo aggravato dalle circostanze previste dall’articolo 452- octies del codice penale.

Inasprite le sanzioni su specie animali e vegetali protette

Lo scopo fondamentale della Convenzione era quello di garantire che, ove sia consentito, lo sfruttamento commerciale internazionale di una specie di fauna o flora selvatiche sia sostenibile per la specie e compatibile con il ruolo ecologico che la specie ha nel suo habitat. Nelle appendici della Cites, sono elencate oltre 30 mila specie di animali e piante.

Contravvenzioni: sistema di estinzione poco organico

L’intento di elaborare una specifica procedura per le ipotesi di minima offensività è in via generale condivisibile, anche perché in linea con le recenti politiche legislative volte a relegare la reazione penale a ipotesi che abbiano un concreto ed effettivo disvalore, ma la finalità rischia di essere vanificata dalla inadeguatezza del meccanismo introdotto.

Strutture e mezzi non adeguati agli obiettivi

Una ulteriore perplessità è destata dal fatto che nella procedura non si è tenuto conto della eventualità che la violazione possa essere stata commessa da soggetti rimasti ignoti; in tali casi la previsione contenuta nell’articolo 318- sexies relativa alla sospensione del procedimento penale determina un vero e proprio corto circuito processuale.

GIURISPRUDENZA

Con un falso profilo si può incastrare il dipendente

Lavoro, pubblica amministrazione, processo civile e droghe leggere. Questi gli argomenti centrali che in settimana sono stati esaminati e risolti dai giudici della Cassazione. sempre in tema processuale, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha ritenuto valide le clausole attributive della competenza di un determinato giudice.

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