IL TEMA DELLA SETTIMANA L'"uscita" del Regno Unito dall'Unione sancita dal referendum del 23 giugno è un evento storico di cui si discuterà a lungo per il significato e per le conseguenze che esso comporta: quale sarà il futuro dell'Ue? Gli effetti politici ed economici che accadranno nei prossimi mesi sono imprevedibili e bisognerà commentarli volta per volta. Ora è il momento di capire tempi e modi di questo "distacco" e ce lo spiega il professor Bruno Nascimbene analizzando come si ricorrerà per la prima volta all'articolo 50 del Tue sul recesso di uno Stato membro dall'Unione europea.

Per la prima volta la Suprema corte (sentenza n. 12962 del 2016) ha ritenuto ammissibile che, in presenza di una coppia omoaffettiva, uno di questi possa adottare, secondo lo schema dell’adozione in casi particolari, il figlio biologico dell’altro.

Poiché all'adozione in casi particolari, prevista dall'articolo 44, comma 1, lett. d), della legge n. 184 del 1983, possono accedere sia le persone singole che le coppie di fatto, l'esame dei requisiti e delle condizioni imposte dalla legge sia in astratto, sia in concreto non può essere svolto, neanche indirettamente, dando rilievo all'orientamento sessuale del richiedente e alla conseguente natura della relazione da questo stabilita con il proprio partner . Deriva da quanto precede, pertanto, che in caso di partners dello stesso sesso, il figlio, minore, biologico di uno di questi può essere adottato dall'altro.

Allo stato attuale pare impossibile negare la sussistenza di un profondo e radicale conflitto di interessi, tra la madre e la minore adottanda. Mentre, infatti, la donna tende al consolidamento giuridico del proprio progetto di vita di relazione, la bambina è esposta, nell’ambito delle sue relazioni interpersonali, a essere considerata con curiosità.

Dalla stepcghild adoption all'assegno ai figli maggiorenni, dalle indagini difensive svolte dal praticante alla mancata comunicazione in caso di ammonimento per stalking. Una settimana ricca di sentenze interessanti. La fa da padrona quella che ha stabilito che chi convive stabilmente con il proprio partner ha la possibilità di adottare il figlio minore di quest'ultimo. Ma anche su altri fronti civile, penale e amministrativo le novità non mancano.

In tema di responsabilità professionale, il medico deve impiegare la perizia e i mezzi tecnici adeguati allo standard professionale della sua categoria, con sforzo tecnico correlato all'uso degli strumenti materiali normalmente adeguati per il tipo di attività professionale in cui rientra la prestazione dovuta. Egli è tenuto anche a verificare l'organizzazione dei mezzi adeguati per il raggiungimento degli obiettivi in condizioni di normalità con adozione di tutte le misure volte a ovviare alle carenze strutturali e organizzative incidenti sugli accertamenti diagnostici e sui risultati dell'intervento. Laddove ciò non sia possibile egli deve informare il paziente, financo consigliandogli, se manca l'urgenza di intervenire, il ricovero in altra struttura.

Il professionista deve fornire la prova di aver dato un'informazione completa al paziente sul trattamento che andrà a eseguire senza che questo suo obbligo possa essere attenuato dalle qualità personali del malato; pertanto il linguaggio adoperato deve essere adeguato al livello culturale della persona e al grado di conoscenze di cui dispone.

l giudice, investito di una richiesta di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari con il cosiddetto "braccialetto elettronico" o di sostituzione della custodia in carcere con la predetta misura, qualora abbia accertato l'indisponibilità del suddetto dispositivo elettronico, deve valutare la specifica idoneità, adeguatezza e proporzionalità di ciascuna misura coercitiva in relazione alle esigenze cautelari da soddisfare nel caso concreto. Così la Cassazione con la sentenza 20769/2016.

La sede dell'incidente cautelare è quella in cui, tanto le parti, quanto il giudice, hanno, rispettivamente, l'onere di eccepire e il dovere di rilevare l'incompetenza territoriale, con la conseguenza che lo stesso potere officioso del giudice di esaminare la questione di competenza si esaurisce nell'ambito del giudizio cautelare e che la decisione sulla competenza vincola anche la decisione del merito. Questo il principio della sentenza 182/2016 del Cga.

L'interrogativo che forma oggetto della sentenza qui in commento è se l'esame della questione di competenza si esaurisca, o meno, nella fase cautelare, ovvero se il Giudice di primo grado, dopo aver ritenuto la propria competenza in sede di decisione cautelare, possa poi, o meno, riesaminare la questione di competenza anche nella fase del merito.

La Corte di giustizia Ue ha confermato la validità delle misure di esecuzione sovranazionali adottate per contrastare la diffusione del batterio della Xylella fastidiosa .

L’obiettivo del legislatore è diminuire il contenzioso e accelerare sulle controversie. Questo il filo conduttore della parte del nuovo codice dedicata alle liti giudiziarie.

Come si può constatare, anche col nuovo Codice – che predica il completo superamento della vecchia “Legge obiettivo” – non viene affatto eliminato il rischio di “entra-esce” (dal quadro di pianificazione) degli interventi strategici nazionali, che poi costituì uno degli elementi di critica dell’impianto della stessa legge obiettivo oggi formalmente superata.

Le preoccupazioni del Consiglio di Stato (non recepite dal Legislatore) si erano appuntate sul fatto che la dicitura legata alla possibilità di svolgere anche la progettazione di fattibilità tecnica può creare le premesse per una serie indeterminata di contratti in cui si rimette al partner privato la predisposizione di tutti i livelli di progettazione.

Il disciplinare di gara deve essere richiamato dal bando e deve indicare, in particolare, l’ubicazione e la descrizione dell’intervento da realizzare, la destinazione urbanistica, la consistenza, le tipologie del servizio da gestire, ciò al fine «da consentire che le proposte siano presentate secondo presupposti omogenei».

Assai rilevante è quanto stabilito al comma 2 dell’articolo 192 ove il legislatore, in un’ottica di maggior favore per il mercato, prevede che qualora il contratto da affidare abbia a oggetto «servizi sul mercato in regime di concorrenza», la stazione è tenuta a un maggior obbligo motivazionale per giustificare tale scelta.

Prevista la creazione presso il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, di un albo nazionale obbligatorio di soggetti che possono ricoprire rispettivamente i ruoli di responsabile dei lavori e di collaudatore negli appalti pubblici di lavori aggiudicati con la formula del contraente generale, con specifici requisiti di moralità, competenza e professionalità.

L'Anac esprime parere relativamente a questioni insorte durante lo svolgimento della procedura, entro trenta giorni dalla ricezione della richiesta, che può esserle rivolta dalla stazione appaltante o da una o più delle “altre parti”. È vincolante e obbliga le parti che vi abbiano acconsentito ad attenersi a quanto in esso stabilito.

Il parere 21 marzo 2016 reso dalla Commissione speciale del Consiglio di Stato ne aveva suggerito l’eliminazione. Già in tale sede consultiva infatti era stata notata una non precisa delimitazione della materia oggetto di esame da parte del Collegio e una possibile sovrapposizione delle funzioni di questo al diverso istituto dell'accordo bonario.

La procedura di accordo bonario prevede che il responsabile del procedimento richieda alla Camera arbitrale l’indicazione di una rosa di cinque esperti , tra i quali egli stesso e il soggetto che ha formulato le riserve scelgono di comune intesa l’esperto, che, in difetto di accordo, è nominato dalla stessa Camera arbitrale.

La riserva della assunzione dell’ufficio di segretario di collegio arbitrale ai soli dipendenti Anac è priva di qualunque giustificazione e c o ntrasta con le regole di terzietà e traspare n za , quelle stesse regole che proprio l’Anac è chiamata a far rispettare. Si è certi che, anche su segnalazione della stessa Anac, con il decreto correttivo si provvederà a chiarire.

Il giudizio è definito in camera di consiglio, da tenersi entro 30 giorni dalla scadenza del termine per la costituzione delle parti diverse dal ricorrente e la cui fissazione deve essere comunicata quindici giorni prima dell’udienza. Qualora una delle parti lo richieda, la vertenza è definita, negli stessi termini, in udienza pubblica.