PRIMO PIANO

EDITORIALE

Pa e mandati difensivi, il “vicolo cieco” del ricorso alla gara

IL TEMA DELLA SETTIMANA Equiparare gli incarichi difensivi dei comuni agli appalti è sbagliato. Lo sostiene Umberto Fantigrossi, presidente dell’Unione nazionale avvocati amministrativisti, secondo il quale il singolo mandato o la specifica consulenza non sono attività riconducibili al concetto di servizio, ma prestazioni di opera intellettuale, caratterizzate dal rapporto tra difensore e cliente. L'assegnazione al miglior prezzo, e quindi la ricerca del massimo ribasso, è un rischio per la stessa amministrazione che, come tutti, deve puntare alla qualità, competenza e affidabilità.

GIURISPRUDENZA

Referendum, nuove vie per la Consulta dopo il ricorso Onida

Il 6 novembre il tribunale di Milano ha respinto il ricorso presentato dal professore Valerio Onida contro il quesito approvato dall'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione e poi recepito nel decreto presidenziale di indizione della consultazione popolare.

Per il Tribunale di Milano non sussiste illegittimità nella formulazione del quesito e nel mancato spacchettamento

Il Tribunale di Milano ha respinto il ricorso del costituzionalista Onida sul referendum. Per i giudici è legittima la formulazione del quesito e il mancato spacchettamento dal momento che la desiderata scomposizione dei quesiti potrebbe condurre all'esito, statisticamente possibile, di molteplici combinazioni, anche casuali, frutto di scelte referendarie differenziate da elettore a elettore.

Anche se le materie non sono omogenee c’è interconnessione

Come per le leggi elettorali, anche in questo caso, si è sostenuta l’esistenza di un principio costituzionale “implicito” cui sarebbe vincolata la normativa relativa alle consultazioni referendarie. Ma stavolta, come accennato, il giudice si è rifiutato di sollevare la questione di legittimità costituzionale sulla legge che disciplina il referendum.

LEGISLAZIONE

Un nuovo intervento per superare i difetti di una riforma zoppa

L’articolo 603-bis ha costituito l’ennesimo esempio di un intervento normativo di riforma dal quale scaturisce, illico et inmediate, l’urgenza di una riforma (della riforma), in una spirale che vede insipienza e velleitarismo armoniosamente sinergici. E il suo futuro applicativo non è destinato a smentire questa italica massima d’«esperienza» legislativa.

Prova semplificata con applicazione in tutti i settori

La percezione comune è orientata dalle immagini di un caporalato, per così dire, “di campagna” in cui prestatori – spesso extracomunitari – sono avviati in condizioni penose al lavoro nei campi. Ma è evidente che il problema si pone nel settore tessile, in cui operano organizzazioni di sfruttamento su base, anche, etnica (il comprensorio di Prato e non solo).

Punizione ridotta fino a un terzo se si collabora

In generale la soluzione premiale, è vero, mostra i segni di affaticamento sotto il profilo nomografico e, forse, si tratta veramente di approcciare le questioni da un diverso angolo visuale, meno comprensivo verso la delazione e più sensibile alla repressione capillare e sistematica dei fenomeni.

Confisca obbligatoria sui profitti ottenuti dallo sfruttamento

L'esclusione, dall'oggetto della misura cautelare, delle cose che appartengono a persona estranea al reato inciderà non poco sull'effettiva portata della norma e sull'efficacia dissuasiva nei confronti di quella vasta pletora di soggetti che gravitano e lucrano dal fenomeno criminale del caporalato pur non essendo direttamente partecipi dello stesso.

Lavoro agricolo, potenziata la qualità e contrasto al “nero”

Alla «Rete del lavoro agricolo di qualità» sovraintende una “cabina di regia” di cui fanno parte assieme al ministero del Lavoro e delle politiche sociali, il ministero delle Politiche agricole e forestali, il ministero dell’Economia e delle finanze, l'Inps e la Conferenza delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano e la Confagricoltura.

CIVILE

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