Presupposti essenziali della modifica delle condizioni di separazione sono il passaggio in giudicato della sentenza di separazione e la sopravvenienza di giustificati motivi, intesi come circostanze nuove che determinano un mutamento della situazione di fatto esistente al momento della pronuncia: la giurisprudenza richiede, altresì, un ulteriore connotato della sopravvenienza e cioè l'idoneità della modificazione di fatto a determinare la necessità di un diverso regime.

L'ANALISI DELLA DECISIONE Il contributo affronta la tematica della modifica delle condizioni di separazione ai sensi dell'art. 710 c.p.c. in considerazione delle condizioni stabilite relativamente ai figli minori. Nella fattispecie, il minore era stato incluso nel programma protezione per i collaboratori di giustizia unitamente alla madre affidataria.

n merito all'eccepita intervenuta prescrizione del diritto del lavoratore alla corresponsione delle differenze retributive maturate relativamente alle mensilità supplementari si rileva che la decorrenza della prescrizione quinquennale dipende dal grado di stabilità del rapporto di lavoro. Deve ritenersi stabile il rapporto regolato da una disciplina che subordina la legittimità e l'efficacia del licenziamento alla sussistenza di circostanze obiettive e predeterminate e, sul piano processuale, affida al giudice il sindacato su tali circostanze.

L’ANALISI DELLA DECISIONE Come noto l'art. 2935 cod. civ. prevede quale termine iniziale di decorrenza della prescrizione il momento in cui il diritto “può essere fatto valere”. In ordine ai crediti di lavoro giurisprudenza uniforme, anche sulla base di una datata sentenza della Corte Costituzionale (n. 63/1966), stabiliva il  differimento del termine di decorrenza della prescrizione alla data di cessazione ai soli rapporti di lavoro non assistiti dalla tutela reale di cui all'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, prevedendo per quest'ultimi invece l'ordinario decorso in costanza del rapporto.

In tema di responsabilità medica, ai fini dell'accertamento del nesso causale tra la condotta illecita e l'evento di danno non è necessaria la dimostrazione di un rapporto di consequenzialità necessaria tra la prima ed il secondo, ma è sufficiente la sussistenza di un rapporto di mera probabilità scientifica, con la conseguenza che il nesso causale può essere ritenuto sussistente non solo quando il danno possa ritenersi conseguenza inevitabile della condotta, ma anche quando ne sia conseguenza altamente probabile e verosimile.

L’ANALISI DELLA DECISIONE La vicenda origina da un giudizio promosso da un paziente, il quale conveniva dinanzi il Tribunale di Padova la struttura sanitaria ed il medico chirurgo che aveva erratamente eseguito su di lui un intervento di rinoplastica.

In base ai profili di tipicità della norma incriminatrice, si può affermare che il pregiudizio al patrimonio utile a integrare il fatto del reato di devastazione e saccheggio deve essere vasto, complesso, indiscriminato, tale da comportare che la lesione dell'interesse pubblico tutelato possa essere individuata quando la stessa trascenda interessi individuali per sconfinare in una indiscriminata percezione della messa in pencolo dell'ordinato vivere collettivo.

L'ANALISI DELLA DECISIONE Con sentenza del 12 settembre 2016, l'Ufficio del Giudice delle Indagini Preliminari presso il Tribunale di Milano, si è pronunciato in maniera innovativa in ordine alla fattispecie di reato contemplata dall'art. 419 c.p. e rubricata "devastazione e saccheggio".

La trasformazione dell’organismo deputato alla gestione di servizi pubblici locali di rilevanza economica, che i Giudici contabili definiscono come una “trasformazione eterogenea regressiva”, non dà luogo ad una duplice vicenda estintiva-costitutiva, integrando piuttosto un mutamento della forma organizzativa dello stesso soggetto imprenditoriale.

L’ANALISI DELLA DECISIONE In ordine all’eccezione pregiudiziale affermata in ragione dell’incidenza degli atti gravati su una situazione giuridica qualificabile in termini di diritto soggettivo, consistente nella pretesa alla conservazione del rapporto di servizio onorario, il Tribunale amministrativo la respinge ritenendo, per converso, che l’intera controversia ricada nella sua giurisdizione generale di legittimità.

Il Comune che illegittimamente non rilascia un titolo edilizio è tenuto al risarcimento del danno subito dal privato per il ritardo subito. Nel caso di specie, si trattava di un permesso edilizio necessario per ampliare una struttura alberghiera, rilasciato dopo ben 7 anni dal Comune. Il Tar di Salerno ha condannato l’ente locale al risarcimento di 120mila euro, cifra pari al mancato utile di 10 camere d’albergo che l’imprenditore avrebbe voluto costruire.

L’ANALISI DELLA DECISIONE Allorquando l’agire pubblico violi il principio del neminem laedere, determinando la lesione del bene della vita cui l’interesse legittimo è correlato, la Pubblica Amministrazione è tenuta a risarcirlo secondo il paradigma dell’art. 2043 c.c.