PRIMO PIANO
EDITORIALE
IL TEMA DELLA SETTIMANA In cinque anni, dal 2012 al 2017, gli avvocati sono aumentati: da 226.734 si è passati a 242.796. Luigi Pansini, Segretario generale Associazione nazionale forense, confronta i dati di oggi con quelli fotografati al 31 dicembre 2012 perché per l’Avvocatura italiana è la data spartiacque di approvazione della legge professionale n. 247, in un momento del paese dominato dalla crisi economica, dall’impoverimento della società, dalla precarizzazione del lavoro, dall’appannamento delle libere professioni. L’Anf celebra in questi giorn i a Palermo il suo VIII Congresso nazionale: la missione è proprio quella di immaginare aree di intervento e profi li inesplorati senza attendere il miracolo dell’ampliamento delle competenze per legge .
PRASSI
La risoluzione del Csm contiene la nuova disciplina dell’avocazione ex articoli 412 e 407 comma 3- bis del Cpp: Risoluzione in attuazione dell’articolo 21 della circolare sulle Procure; profili ordinamentali, assetti degli uffici requirenti e misure organizzative.
Il tema dell’obbligatorietà dell’azione penale - dalla sua dimensione costituzionale a quella processuale e ordinamentale - è ancora oggi al centro di dure controversie. Il lungo documento consiliare cerca di non collocare le soluzioni che era chiamato a individuare dopo la riforma dell’avocazione nell’epicentro più complesso dell’azione del Pm.
GIURISPRUDENZA
In ambito civile si segnala l'ordinanza in tema di risarcimento del danno con cui la Cassazione precisa che la violazione del consenso informato determina una lesione non patrimoniale del diritto di autodeterminazione. Sul fronte penale spicca la rimessione alle Sezioni unite della questione sullapplicabilità, in caso di omicidio stradale, della legge in vigore al momento dell’evento. Poi c'è la sentenza Tar Bologna che ha ritenuto legittima l'ordinanza del sindaco che sanziona il gestore del bar che, consentendo ai clienti di sostare nei pressi del locale provoca il disturbo della quiete del vicinato.
CIVILE
GIURISPRUDENZA
Deve essere rimessa al Primo presidente della Corte Suprema di Cassazione, per l’eventuale assegnazione alle sezioni Unite civili, la questione relativa all’individuazione del dies a quo inizia a decorrere il termine breve per l’impugnazione nei confronti della parte che proceda alla notificazione della sentenza, trattandosi di questione di diritto già decisa in senso difforme dalle sezioni semplici. Lo ha stabilito la Cassazione con l’ordinanza 10507 del 2018.
L a soluzione che dovrebbe prevalere è quella che fa decorrere il termine breve, per entrambe le parti (notificante e destinatario), dal momento del perfezionamento della notifica nei confronti del destinatario. E ciò vale sia che si tratti di notificazione della sentenza sia che si tratti di notificazione dell’impugnazione ai sensi dell’articolo 326, comma 2, del Cpc.
Il giudice di merito, al fine di stabilire se l’impresa emittente, l’intermediario e il promotore abbiano violato le regole di leale comportamento previste dalla specifica normativa, deve interpretare il contratto, e tale interpretazione non è censurabile in sede di legittimità se immune da vizio di motivazione. Lo stabilisce la Cassazione con l’ordinanza n. 10333 del 2018.
Non si rilevano nella pronuncia della Corte conclusioni che mettano in dubbio la connotazione di prodotto assicurativo con riferimento alle polizze con contenuto finanziario, già allora soggette a obblighi di trasparenza e condotta. Le polizze vita sono contraddistinte da garanzie di tipo finanziario e demografico, cioè legate alla vita dell’assicurato.
Può adottarsi la misura di protezione dell'amministrazione di sostegno, nell'interesse del beneficiario (interesse reale e concreto, inerente la persona e/o il suo patrimonio), anche in presenza dei presupposti di interdizione o di inabilitazione e dunque anche quando ricorra una condizione di prodigalità. Lo ha stabilito la Cassazione con l’ordinanza 5492/2018.
Il comportamento prodigale, di consapevole dilapidazione del proprio patrimonio, rientra in una sfera di libertà dell’uomo che l’ordinamento non può e non deve comprimere, pena la riemersione di una concezione dello Stato etico; per quanto l’esercizio di tale pretesa libertà economica sia eticamente e socialmente censurabile e vada censurata.
PENALE
GIURISPRUDENZA
Nell’ipotesi di riforma in senso assolutorio di una sentenza di condanna, il giudice di appello non ha l’obbligo di rinnovare l’istruzione dibattimentale mediante l’esame dei soggetti che hanno reso dichiarazioni ritenute decisive ai fini della condanna di primo grado. Però è tenuto a offrire una motivazione puntuale e adeguata della sentenza assolutoria, dando una razionale giustificazione della difforme conclusione adottata rispetto a quella del giudice di primo grado. Così la Cassazione con la sentenza n. 14800 del 2018.
Dopo le sentenze Dasgupta e Patalano, le sezioni Unite penali della Suprema corte con la presente decisione chiudono il cerchio, con la pronuncia Troise, dando una soluzione negativa nel caso opposto di capovolgimento della pronuncia di condanna di prime cure in assoluzione: nessun obbligo di rinnovare l’istruzione dibattimentale.
AMMINISTRATIVO
GIURISPRUDENZA
In presenza dei presupposti previsti dall'articolo 49 del Dpr n. 327 del 2001, l'occupazione temporanea non preordinata all'esproprio può legittimamente avvenire anche se essa sia destinata a comportare la demolizione, e quindi la perdita definitiva, di manufatti edificati sull'area. Lo dice il Consiglio di Stato con la sentenza n. 2874 del 2018.
Nell’ipotesi oggetto della vicenda si assisteva a un’ipotesi di occupazione temporanea non preordinata all’esproprio (dove il relativo provvedimento aveva a oggetto l’area) e a un’ipotesi di ablazione definitiva del diritto di proprietà (dove si colpivano i manufatti esistenti) che avrebbe dovuto essere trattata come una vera e propria espropriazione.
COMUNITARIO E INTERNAZIONALE
Se il pubblico ministero è “parte” secondo il diritto nazionale, lo è anche secondo le regole eurounitarie, come infatti prevede il regolamento 2201/2003. Lo sostiene la Corte di giustizia dell’Unione europea con la causa C-565/16 del 19 aprile scorso.